La storia del Protocollo di Kyoto

I passi di un lungo percorso iniziato nel 1997 e giunto ai giorni nostri

COP - Decisioni - Risultati - Accordi programmatici


Questa è la cronistoria degli avvenimenti e delle decisioni che si sono susseguite nel corso degli anni per dare applicazione alle intenzioni dichiarate quando è stato siglato il Protocollo di Kyoto nel 1997. Clicca qui per conoscere il testo integrale del Protocollo.

Sesta Conferenza mondiale sul clima

Aja, 13 novembre 2000 - All’Aja, in Olanda, si è tenuta la Sesta Conferenza mondiale sul clima, cui hanno partecipato più di 150 nazioni. Al centro dell’attenzione il problema dell’effetto serra, che sta portando ad un aumento della temperatura media del Pianeta, a causa del rilascio in atmosfera dell’anidride carbonica, prodotta durante i processi di combustione, e di altri tipi di gas, tra cui quelli refrigeranti. In particolare, per quanto riguarda l’Italia, gli esperti dell’Enea prevedono che, persistendo la situazione attuale, nei prossimi 50 anni si avrà un aumento medio di circa 3 gradi della temperatura.
Tale fatto porterà ad un mutamento delle condizioni climatiche, con un aumento della piovosità soprattutto nelle regioni del Nord e una maggiore siccità in quelle del Sud. Si prevede, inoltre, una diminuzione del 20% del volume dei ghiacciai dell’arco alpino. L’aumento del livello medio dei mari potrebbe provocare periodicamente l’inondazione delle coste più basse, in particolare quelle dell’alto Adriatico.


Accordo sulla riduzione dei gas ad effetto serra

Marrakech, 9 novembre 2001 - Con l'obiettivo di rendere attuabile il Protocollo di Kyoto del 1997, si è svolta a Marrakech la Conferenza dei cambiamenti climatici. L'accordo a cui si è giunti impone a 39 Paesi una riduzione del 5,2%, entro il 2010, delle emissioni di anidride carbonica e dei gas che vengono ritenuti responsabili dell'effetto serra.
Per la riduzione della presenza di anidride carbonica nell'atmosfera è stata riconosciuta l'importanza dell'opera di riforestazione. Inoltre, grazie alla spinta di alcuni Paesi dell'Unione Europea, la Conferenza ha portato finalmente molte nazioni ad aderire all'obiettivo di ridurre le emissioni, così come formulato nel Protocollo di Kyoto. Il prossimo passo che ci si propone è la ratifica di detto Protocollo entro il giugno 2002.


L'Unione Europea ratifica il Protocollo

Bruxelles - Marzo 2002 - Come programmato nella Conferenza sui cambiamenti climatici, svoltasi a Marrakech nel novembre 2001, l'Unione Europea ha dato il via libera definitivo al Protocollo di Kyoto per quanto riguarda la riduzione delle emissioni dei gas che provocano l'effetto serra.
Ciascuna nazione si è impegnata, infatti, a ratificare entro il primo giugno il Protocollo, in modo che, in occasione del prossimo incontro di Johannesburg, che avverrà in agosto, sia possibile esercitare pressione sugli altri Paesi extracomunitari perché seguano la medesima decisione.
Rimangono su posizioni opposte gli Stati Uniti, che hanno deciso recentemente di seguire un piano per la riduzione delle emissioni di gas serra diverso da quello previsto dal Protocollo.
Al Protocollo di Kyoto hanno aderito 87 Paesi per porre un limite alle emissioni di gas ad effetto serra (anidride carbonica, metano, ozono, protossido d'azoto, fluorocarburi).
Secondo gli esperti se non si giungerà a porre un limite a tali emissioni entro il 2100 la temperatura media della Terra potrà aumentare di 5,8 °C ed il livello dei mari aumentare di 80 centimetri.


La Russia ratifica il Protocollo

Mosca - Ottobre 2004 - Anche la Russia ha aderito al Protocollo di Kyoto. Essa è il 55° Paese che ratifica il Protocollo firmato nel 1997 in Giappone.
In questo modo l'adesione annovera un numero di Paesi che contribuisce per il 55% a livello mondiale alle emissioni inquinanti. Per quanto riguarda i grandi Paesi industrializzati, ora solo gli Stati Uniti non hanno ancora accolto il programma di riduzione dei gas ad effetto serra.


In vigore il Protocollo

16 febbraio 2005 - Entra ufficialmente in vigore il Protocollo di Kyoto nei 141 Paesi, di cui 39 industrializzati, che fino ad ora l'hanno sottoscritto. Il Protocollo si prefigge di ridurre i 6 gas prodotti dall'uomo che surriscaldano l'atmosfera ed alterano il clima:
> anidride carbonica;
> metano;
> protossido d'azoto;
> idrofluorocarburi;
> perfluorocarburi;
> esafluoruro di zolfo;
L'entrata in vigore del Protocollo non comporta degli obblighi per tutti i Paesi:
- i 39 Paesi industrializzati devono diminuire le emissioni di gas serra entro il 2012, mediamente del 5,2%
- i Paesi non industrializzati sono esentati da tali obblighi
Per le riduzioni, i Paesi devono migliorare l'efficienza delle centrali elettriche, incentivare il risparmio energetico, incrementare le fonti rinnovabili di energia, aumentare le superfici forestali che assorbono l'anidride carbonica.
Attualmente l'Italia deve tagliare di circa il 13% le sue emissioni di CO2. L'obiettivo di diminuire le emissioni del 6,5% rispetto al 1990 risulta peraltro attualmente non raggiunto.


L'Unione Europea va oltre il Protocollo

9 marzo 2007 - I 27 Paesi dell'Unione Europea hanno fissato l'obiettivo volontario e vincolante di ridurre del 20% entro il 2020 le emissioni di gas serra. Questo oltre alla riduzione dell'8% entro il 2012 fissato dal Protocollo di Kyoto.
Inoltre si sono impegnati a portare la riduzione al 30% se altri Paesi sviluppati condivideranno lo stesso obiettivo.


Conferenza di Copenhagen: manca l'accordo finale

Copenaghen, 18 dicembre 2009 - Al vertice Onu che doveva fissare gli obiettivi in tema di lotta ai cambiamenti climatici allo scadere della validità del Protocollo di Kyoto è saltato l'accordo finale. Ricordiamo, infatti, che il Protocollo di Kyoto, firmato nel 1997, ma non ancora ratificato dagli Stati Uniti tra le grandi nazioni industrializzate, è entrato in vigore nel 2005 ma scadrà nel 2012.

COP 15

L'obiettivo dei 110 leader partecipanti al vertice di Copenhagen era proprio quello di trovare degli accordi in modo da limitare sempre più, per il futuro, le emissioni di gas serra ed incrementare l'impiego di tecnologie per l'energia pulita. Al termine della Conferenza c'è stato un accordo tra Usa, Cina, Brasile, India e Sudafrica, al quale, però, non hanno aderito tutte le nazioni. Le conclusioni della Conferenza non sono state tecnicamente adottate, né approvate. Non risultano, quindi, essere vincolanti, né politicamente né legalmente. Non è stata nemmeno istituita un'autorità in grado di controllare il rispetto dei tagli alle emissioni.
I paesi che hanno sottoscritto l'accordo si sono impegnati a mettere per iscritto entro l'1 febbraio 2010 gli impegni di riduzione per il periodo 2015-2020 dei gas a effetto serra.
Il Parlamento UE ha espresso grande delusione per le conclusioni a cui si è giunti. Il segretario dell'ONU, Ban Ki-Moon, l'ha definito un positivo inizio. Il ministro degli esteri cinese ha parlato di significativi e positivi risultati, definendo la Conferenza "non una meta ma un inizio". I termini tecnici dell'accordo sono i seguenti:
> si fissa a 2 gradi l'aumento della temperatura media;
> stanziamento di circa 3 miliardi di euro da parte degli Stati Uniti per i Paesi in via di sviluppo nel triennio 2010-2012;
> stanziamento di 70 miliardi di euro da parte dei Paesi industrializzati entro il 2020;
> entro il 31 gennaio 2010 i paesi ricchi dovranno quantificare i tagli alle emissioni;
> eliminazione di ogni riferimento al taglio del 50% delle emissioni entro il 2050 per tutti i paesi (su richiesta della Cina)


Vertice di Doha: ancora un risultato insoddisfacente

Doha, 14 dicembre 2012 - I 200 Paesi partecipanti al vertice sui cambiamenti climatici a Doha (Qatar) hanno preso un nuovo impegno a partire dal 1° gennaio 2013, ai sensi del Protocollo di Kyoto che, a conti fatti, sarà l’unico impegno climatico attivo in attesa che nel 2020 entri in vigore il nuovo accordo vincolante sulle emissioni. A prendersi l’impegno con un Kyoto-bis saranno unicamente Unione Europea, Australia, Svizzera e Norvegia, responsabili insieme solo del 15-20 per cento delle emissioni di gas serra. Gli Usa sono i grandi assenti dal protocollo di Kyoto. Assieme a India e Cina, anche loro esentate, rappresentano i due terzi delle emissioni globali. Per non parlare dei Paesi del Golfo e dello stesso Qatar che ha ospitato i lavori, i più grandi inquinatori pro-capite. Alla defezione degli USA (assente anche da Kyoto 1), Nuova Zelanda, Giappone e Canada si è aggiunta anche quella della Russia sfilatasi dall’accordo all’ultimo minuto per paura di danneggiare il proprio mercato energetico.
Nel Doha Climate Gateway i paesi sviluppati hanno ribadito il loro impegno a mantenere le promesse fatte continuando a sostenere i finanziamenti climatici a lungo termine al fine di mobilitare 100 miliardi di dollari sia per l’adattamento e la mitigazione entro il 2020. Per ora però sono solo parole su carta, con la promessa di definire tutte i tecnicismi del caso a partire dal 2013.

COP 18

L'accordo a cui si è giunti prolunga il Protocollo di Kyoto di altri otto anni, introduce nuovi principi sulla compensazione di perdite e danni e apre la strada ad una azione sul clima più' ampia redigendo un nuovo accordo climatico universale per il 2015. La riduzione delle emissioni di CO2 proseguirà fino al 2020, con l’obbligo di ridurle fra il 25 e il 40 per cento rispetto ai livelli del 1990.
“Il bicchiere di Doha è per tre quarti vuoto e per un quarto pieno”, ha commentato il ministro dell’Ambiente Corrado Clini. “Invece di fare un passo avanti, la comunità internazionale ha fatto un passo indietro perché non si è riusciti a trovare un accordo in grado di dare concretezza e continuità agli impegni presi con il Protocollo di Kyoto”. Una serie di studi pubblicati recentemente ha mostrato che, per esempio, il ritmo di scioglimento dei ghiacci al Polo Sud e in Groenlandia è triplicato nell’ultimo decennio e l’innalzamento del livello dei mari, seppure limitato finora a 11 millimetri, sta accelerando in misura rilevabile in modo certo. Altro dato, i primi 11 mesi del 2012 sono stati i più caldi di sempre negli Stati Uniti, e l’anno si avvia a battere il record del 1998.


L'accordo bilaterale fra Cina e USA fa ben sperare, ma sarà attuato?

12 novembre 2014 - Cina e Stati Uniti, le due potenze responsabili del 45% delle emissioni totali di anidride carbonica del globo, sono pronte a collaborare per salvare l'ambiente e prendono impegni precisi per la loro riduzione. La Cina, per la prima volta, dichiara l'obiettivo di raggiungere il picco delle emissioni nel 2030 e di cominciare a tagliarle da quel momento in poi. Entro quella data, ha annunciato il presidente cinese Xi Jinping, le cosiddette fonti energetiche pulite, come il solare e l'eolico, potrebbero rappresentare il 20% della produzione totale cinese. Gli Usa, da parte loro, confermano che entro il 2025 taglieranno le loro emissioni del 26-28%. Gli Stati Uniti raddoppieranno la velocità del loro attuale tasso di riduzione degli inquinanti, che ha visto le emissioni di biossido di carbonio diminuire di circa il 10% rispetto al livello del 2005. Il Paese intende ora ridurre entro il 2025 le emissioni di gas serra del 26-28% rispetto ai livelli del 2005. Questo si aggiunge alla riduzione del 17% rispetto ai livelli del 2005 prevista per il 2020.

Accordo Cina Usa

In Cina il problema è il carbone, che attualmente rappresenta il 70% del fabbisogno di energia del Paese, che è in rapido sviluppo. In futuro la Cina si impegna a costruire più impianti nucleari, parchi eolici e dighe idroelettriche, oltre a iniziare a impiegare più energia solare.
L'intesa tra i due Paesi fa sperare che si potrà firmare un accordo vincolante anche tra tutte le nazioni del mondo che si riuniranno nel 2015 a Parigi per la Conferenza sul clima delle Nazioni Unite, a differenza di quanto è stato fatto a Copenhagen nel 2009. L'accordo raggiunto, però, non significa che il problema dell'effetto serra sia risolto. Esiste un altro grande paese inquinatore, l'India, che nel tentativo di ripetere il successo economico della Cina, consuma sempre più carbone. Australia, Canada e Giappone sono restie a ridurre le loro emissioni. Inoltre, nessuna nazione o unione di paesi (come l'Unione Europea) sta riducendo l'inquinamento in modo sufficiente.
Secondo simulazioni compiute, la probabilità di mantenere l'aumento della temperatura media globale sotto la fatidica soglia di 2 °C entro il 2100 è inferiore all'1%. Per tale data è più probabile che l'incremento sarà di quasi 4 °C.


Conferenza di Parigi: accordo storico, ma rimangono alcune perplessità

Parigi, 12 dicembre 2015 - Tutte le delegazioni dei 195 Stati presenti a Parigi hanno dichiarato piena adesione ai termini dell'accordo COP21, la Conferenza sul clima organizzata dalle Nazioni Unite. Già questo, visto come erano andate le cose in passato, è un record. Tre i punti fondamentali dell'accordo:
- revisione ogni 5 anni sul taglio delle emissioni nocive,
- stanziamento di 100 miliardi di dollari all'anno fino al 2020 per i Paesi in via di sviluppo per poter rispettare le disposizioni dell'accordo,
- contenimento dell'aumento della temperatura di 2 °C entro il 2020, anche se si cercherà di contenerlo a 1,5 °C.

COP 21

Il documento che sancisce l'accordo sarà aperto alla firma presso il quartier generale delle Nazioni Unite dal 22 aprile 2016 al 21 aprile 2017. Rimangono, però, alcuni dubbi: come verranno reperiti i 100 miliardi di dollari? Quale organismo controllerà se effettivamente le singole nazioni limiteranno in futuro le emissioni di gas serra? Quali provvedimenti verranno adottati per i Paesi che non saranno in gradare di rispettare l'accordo? Gli ambientalisti non manifestano la stessa particolare soddisfazione per l'accordo dimostrata dalle delegazioni dei singoli partecipanti, in particolare dell'Unione Europea, una delle più convinte sostenitrici.


A Marrakech il COP 22: risultato deludente

Marrakech, novembre 2016 - Alla 22a Conferenza si dovevano concretizzare gli accordi presi a Parigi. che l'Italia ha già ratificato. Hanno partecipato 127 nazioni. Concretamente gli impegni presi a Parigi non hanno trovato implementazione anche se è stato definito un calendario dei lavori da portare a termine entro il 2018.

COP 22

Rimane assodato che l'aumento della temperatura previsto risulta tra i 2,9 e i 3,4 °C entro il 2100, a patto che se le emissioni si stabilizzaino ai livelli previsti dalla COP 21. Nel 2030, le emissioni stimate sono di 12-14 gigatonnellate superiori al livello necessario per rimanere al di sotto dei +2°C.


Accordo per la riduzione degli HFC

Kigali, ottobre 2017 - Storico accordo raggiunto da 197 Paesi che hanno finalmente approvato una risoluzione per la progressiva eliminazione degli idrofluorocarburi (HFC). L’uso dei gas HFC era stato introdotto, a seguito dell’adozione del protocollo di Montréal nel 1987, in sostituzione dei clorofluorocarburi (CFC), principali responsabili della distruzione dello strato di ozono. La decisione è stata presa nel corso della 28ma Riunione delle Parti del Protocollo di Montreal, a Kigali, in Ruanda.

Emendamento di Kigali

Questa decisione contribuisce in modo significativo a limitare l’aumento della temperatura ben al di sotto dei due gradi centigradi.


Alla COP 23 accordi ma non azioni

Bonn, novembre 2017 - Alla Conferenza del COP 23 è stato impostato un testo negoziale, che andrà perfezionato nei prossimi mesi, in modo da approvare alla COP 24 di Katowice le linee guida dell’Accordo di Parigi. Rimane ancora non ben definita la decisione presa a Parigi che destina la cifra di 100 miliardi di dollari, da raggiungere entro il 2020, che i Paesi ricchi devono destinare ogni anno ai Paesi vulnerabili.

COP 23

A livello di accordi è stato stabilito di mettere in atto azioni che accelerino uno sviluppo pulito e la protezione del clima attraverso una rapida fuoriuscita dal tradizionale carbone. Altri accordi sono stati siglati, anche se a livello esecutivo mancano ancora i risultati.


Si fa ancora poco, nonostante i dati allarmanti

Katowice, dicembre 2018 - Alla COP 24 sono state stabilite delle regole per mettere in pratica entro il 2020 quanto deciso durante la COP21, la conferenza sul clima di Parigi del 2015. In particolare, sono stati decisi i criteri con cui misurare le emissioni di anidride carbonica e valutare le misure per contrastare il cambiamento climatico dei singoli Paesi.

COP 24

Durante la conferenza, cui hanno partecipato i rappresentanti di 196 paesi, si sono esaminati i risultati elaborati dall'IPCC, che confermano che un aumento medio della temperatura globale di almeno 1,5°C sui livelli pre-industriali è ormai inevitabile e avverrà nei prossimi 12 anni. Per tenersi entro i 3 °C di aumento complessivo sarà necessario tagliare le emissioni di anidride carbonica del 45% entro il 2020. In mancanza di azioni radicali, la temperatura media aumenterà oltre i 2 °C portando a eventi climatici più estremi e cambiando il clima di intere aree geografiche, con conseguenze per milioni di persone.


Ancora tante parole e pochi fatti concreti

Madrid, dicembre 2019 - Alla COP 25 si è discusso del tetto massimo delle emissioni di anidride carbonica, ossido di azoto e gas killer dell'ozono.

COP 25

Inoltre sono stai aggiornati i piani di riduzione delle emissioni. Il segretario generale dell'Onu Guterres ha affermato che "...ci stiamo avvicinando al punto di non ritorno, l'impatto su tutte le forme di vita, compresa la nostra, sarà devastante"


L'ennesima delusione sul piano delle azioni concrete

Glasgow, novembre 2020 - Per la prima volta viene riconosciuto che l’obiettivo delle politiche climatiche deve essere quello di mantenere la temperatura globale entro un aumento massimo di 1,5°C rispetto all’epoca preindustriale. Entro il 2024 sarà istituito un fondo per sistemi di allerta e minimizzazione delle perdite e danni conseguenti ai cambiamenti climatici. L’obiettivo di raggiungere, entro il 2020, 100 miliardi di dollari annui per supportare i Paesi vulnerabili non è stato ancora raggiunto: alcuni Paesi si sono dichiarati disponibili a contribuire maggiormente a supportare la raccolta di denaro.

COP 26

Altri impegni programmatici sono stati discussi e adottati su questioni funzionali al raggiungimento degli obiettivi delineati alla Conferenza di Parigi del 2015.


COP 27: manca l'impegno a ridurre le emissioni

Sharm el Sheik, novembre 2022 - Alla Conferenza COP 27 non ci soo stati impegni ed azioni per ridurre le emissioni. A livello di risultati si è fatto ben poco per affrontare le cause del riscaldamento globale: nell’accordo manca l’impegno per un’uscita sicura e socialmente sostenibile dai combustibili fossili. Si è deciso di introdurre un fondo di risarcimento danni, il Loss&Damage, nei confronti dei Paesi più vulnerabili alla crisi climatica. Inoltre è stata formulata una dichiarazione programmatica volta ad accelerare sulle energie rinnovabili e renderle il perno della transizione, anche in risposta alla crisi energetica globale.

COP 27

Negativo è il fatto che l'obiettivo di 1,5 gradi, pur rimanendo, ne esce indebolito. Non ci sono indicazioni vincolanti per rispettarlo e il ruolo dei combustibili fossili dovrà essere messo in discussione concretamente alla prossima COP, la 28esima, che si terrà a Dubai. Ancora un rinvio di una decisione che dovrà essere presa in un Paese tra i maggiori esportatori di petrolio al mondo.

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La storia del Protocollo di Kyoto
ID pagina: 139 - N003
Data creazione: 12/11/2001
Ultimo aggiornamento: 11/12/2022
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